«Che vi piaccia o no! Siete conservatori di merda più che di ideali»
Congegno, Incudini di vetro (in Metamorfosi, 2013)
- «Difendi, conserva e prega»
Alla vigilia delle elezioni che avrebbero portato alla formazione del governo di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia (FdI) organizzò a Milano tra il 29 aprile e il 1° maggio 2022 una conferenza programmatica dal titolo Italia, energia da liberare. Indipendenza, libertà, crescita. Appunti per un programma conservatore. Il 30 aprile prese la parola tra gli altri Nicola Procaccini che, in un discorso di una decina di minuti facilmente reperibile in rete, presentò il Manifesto dell’ecologia conservatrice. Già sindaco di Terracina e portavoce di Giorgia Meloni quando era ministro per la gioventù (2008-2011) del quarto governo Berlusconi, Procaccini è attualmente responsabile ambiente di FdI ed europarlamentare – in questa veste nelle ultime settimane è intervenuto spesso nelle numerose trasmissioni televisive dedicate al Qatargate. Nel presentare il Manifesto dell’ecologia conservatrice alla convention di FdI, Procaccini prendeva le distanze dal «degenerato ambientalismo di sinistra», accusandolo di condividere con il «comunismo» l’anticapitalismo («l’odio per le imprese»), l’internazionalismo («l’odio per le patrie»), il materialismo e «una certa violenza nel modo di affermare le proprie posizioni». A tutto ciò, contrapponeva un altro modo di intendere l’ecologia: l’ecologia conservatrice, per l’appunto.
Ecologia, sosteneva Procaccini, significa occuparsi della propria «casa» a partire dalle «piccole cose». Il conservatore per sua definizione vuole conservare «il meglio» che il passato gli ha consegnato e, davanti alla natura, ha un particolare compito affidatogli direttamente… da Dio. Citando Giovanni Paolo II, dal palco di Milano affermava che l’uomo era stato creato a Sua immagine e somiglianza e, in quanto tale, non doveva considerarsi un animale tra gli animali bensì il custode del Creato per volere di Dio stesso. Tra uomo e animali esisterebbe dunque un rapporto sacrale sancito nientedimeno che dalla caccia. Il discorso di Procaccini terminava con un’esaltazione della sacralità della vita (ma non di quella degli animali, verrebbe da dire), coniugando l’ecologismo con il rifiuto dell’aborto, un tema particolarmente caro a FdI. «Difendi, conserva e prega» era lo slogan lanciato alla convention di FdI – uno slogan preso in prestito da Pasolini, ancora una volta strattonato all’occorrenza.
Tra i suoi riferimenti, Procaccini nominava in particolare due figure. La prima era Paolo Colli (1961-2005), fondatore nel 1986 di Fare Verde, organizzazione “metapolitica” a tutela dell’ambiente ispirata tanto dalla Nuova Destra quanto da Pino Rauti. La seconda, su cui ci soffermeremo nella terza parte di questo scritto, era il filosofo conservatore britannico Roger Scruton (1944-2020). Se quello di Colli si configurava come un omaggio a una figura facente parte della storia del Movimento sociale italiano (MSI) e di ciò che gli ruotava intorno, il riferimento a Scruton appare forse più sostanziale dal punto di vista politico.
«L’ecologia è la quintessenza della causa conservatrice», sosteneva Scruton e ripeteva Procaccini nel lanciare il Manifesto della causa conservatrice. Celebrato alla sua morte da Boris Johnson come «the greatest modern conservative thinker [il più grande pensatore moderno del conservatorismo]», il nome di Scruton emerge anche nel discorso tenuto da Giorgia Meloni per ottenere la fiducia alla Camera il 25 ottobre 2022. In quell’occasione, Meloni affermò che «non c’è un ecologista più convinto di un conservatore, ma quello che ci distingue da un certo ambientalismo ideologico è che noi vogliamo difendere la natura con l’uomo dentro, coniugando sostenibilità ambientale, economica e sociale».
E ancora: «proteggere il nostro patrimonio naturale ci impegna esattamente come la tutela del patrimonio di cultura, tradizioni e spiritualità, che abbiamo ereditato dai nostri padri affinché lo potessimo trasmettere ai nostri figli».
Anche in ambito ecologico, dunque, il partito di Giorgia Meloni cerca di accreditarsi come una forza conservatrice, con la probabile ambizione di egemonizzare tutto il campo della destra (mi sembra ormai obsoleto parlare di centro-destra) italiana. È utile a questo proposito ricordare la tesi espressa dallo studioso Steven Forti nel suo bel libro Extrema Derecha 2.0. Que es y como comatirla (Siglo XXI, Madrid, 2021) secondo cui FdI è espressione di una «destra 2.0» che, ormai uscita dal ghetto, negli ultimi anni è tornata prepotentemente alla ribalta in una veste rinnovata, riformulando alcuni temi chiave quali l’identitarismo, il nazionalismo, il nativismo, il sovranismo, la xenofobia, la difesa dei confini nazionali e dei valori tradizionali.
L’ecologia, in tale contesto, assume un ruolo particolarmente rilevante per FdI. Secondo un sondaggio del 28 febbraio 2021 pubblicato su “Domani”, l’86% degli italiani ritengono il tema ambientale un’urgenza e solo il 14% una semplice moda. Per un partito che aspira a essere maggioritario come quello di Giorgia Meloni, in altre parole, l’ecologia diviene un tema ineludibile. Al tempo stesso, l’approccio a questo tema costituisce un utile punto di osservazione per cogliere alcuni tratti delle prospettive politiche, ideologiche e culturali in cui si colloca FdI.
Si tenga tuttavia conto di un’altra premessa. L’interesse della destra per l’ecologia non è cosa del tutto nuova. Osservando con preoccupazione i tentativi di infiltrazione da parte di gruppi della destra radicale nei primi movimenti e partiti verdi, sin dagli anni Novanta Janet Biehl avvertiva in Eco-fascismo: lezioni dall’esperienza tedesca che l’ecologia rischiava di essere cooptata nel quadro di un orientamento autoritario ed esclusivista, nazionalista e gerarchico. Come scrive George Mosse in Le origini culturali del Terzo Reich, d’altronde, sin dall’Ottocento esiste un filone che salda difesa della natura, condanna della modernità, nazionalismo, irrazionalismo e antimaterialismo, socialdarwinismo e razzismo. Nel movimento völkisch tedesco, per esempio, il misticismo della natura si saldò con lo sciovinismo etnocentrico (il culto del popolo tedesco) per creare una comunità popolare escludente, capace di eliminare gli elementi estranei (l’ebreo in primis) che ne insidiavano l’integrità e l’autenticità. Si tratta di un retroterra importante delle dottrine del “sangue e suolo” naziste.
- «Conservare la natura»?
Gli accenni all’ecologia contenuti nei discorsi di Procaccini e di Meloni citati in precedenza non dicono però molto. Per approfondirli è utile quindi prendere in considerazione un volume uscito nell’estate del 2020 per la casa editrice Giubilei Regnani dal titolo Conservare la natura. Perché l’ambiente è un tema caro alla destra e ai conservatori di Francesco Giubilei, in seguito tradotto anche in ungherese e in spagnolo. Il libro appare particolarmente interessante a questo fine poiché Giubilei incarna la «nuova generazione dei conservatori» e Conservare la natura rappresenta il tentativo di (ri?)dare in fretta un’identità ecologista alla destra (cfr.: F. Cotugno, C’è un’ecologia anche a destra. E se non c’è va creata in fretta, “Domani”, 7 marzo 2021), delineando una sorta di mappa di esperienze e idee di riferimento.
Prima di proseguire è meglio presentare brevemente l’autore del libro che si approfondirà nelle prossime righe. Nato nel 1992 a Cesena, nel redigere la sua autobiografia (reperita qui: http://www.giubileiregnani.com/autori/francesco-giubilei/) Francesco Giubilei ricorda di essere stato inserito da “Forbes” tra i 100 giovani under30 più influenti in Italia. Dopo aver fondato a soli sedici anni la casa editrice Historica e nel 2013 la Giubilei Regnani Editore, viene nominato presidente della Fondazione Tatarella che si occupa di rappresentare l’anima storica che lega Alleanza Nazionale e FdI. Nel suo comitato scientifico sono presenti tra gli altri Giulio Tremonti (ex ministro dell’economia del secondo governo Berlusconi), Gaetano Quagliarello (ex ministro per le riforme costituzionali del governo Letta) e Giuseppe Valditara, attuale ministro dell’Istruzione (qui: https://www.fondazionegiuseppetatarella.it/chi-siamo/). Giubilei fa inoltre parte di un ampio network internazionale, che include tra gli altri la Edmund Burke Foundation e la rete del National Conservatism fondato dall’israeliano Yoram Hazony, autore nel 2018 di The Virtue of Nationalism, un libro il cui titolo (La virtù del nazionalismo) è già abbastanza esplicativo. A fine novembre 2022 Giubilei è stato infine nominato consigliere del Ministero della Cultura con delega alla promozione della cultura tra i giovani. Spesso invitato ai talk show televisivi di Rai, Mediaset e La7, mentre scrivo queste righe vedo il suo pezzo d’apertura pubblicato sull’edizione de “Il Giornale” del 3 gennaio dedicato al lancio di vernice sul Senato da parte di Ultima Generazione intitolato Ecocretini.
Date tali premesse, sembra dunque che le tesi espresse da Giubilei in Conservare la natura meritino una certa attenzione. Il proposito nel suo libro è chiaro sin dall’inizio: definire un approccio conservatore, di destra e di stampo cattolico alla tutela dell’ambiente, nel quadro della difesa della sovranità nazionale. Come si vedrà, identità, terra e religione sono i suoi tre pilasti per un’ecologia fatta da piccoli gesti quotidiani, limitati localmente e finalizzati a coniugare crescita economica e sostenibilità ambientale. Si tratta di tesi, avverte lo stesso Giubilei, che non sono del tutto nuove. Al contrario, si rifanno a una serie di posizioni e pratiche che hanno attraversato la destra nel passato ma che sono passate sotto silenzio e quindi dimenticate («osteggiate», dice in un altro suo libro dedicato alla Storia della cultura di destra del 2018) a causa dell’egemonia culturale della sinistra.
Ora, è giunto a suo parere il momento di farle ritornare a galla per contrastare l’ambientalismo di sinistra, fanatico e ideologico, che starebbe addirittura assumendo le forme di una nuova religione manichea, favorevole alle migrazioni di massa e alla perdita delle identità nazionali in favore della creazione di una massa omologata a livello globale. Questo (malvagio) ambientalismo farebbe leva su ingiustificati proclami catastrofisti (riscaldamento climatico, emissioni di gas serra, scioglimento dei ghiacciai…) per imporre misure radicali che avrebbero soltanto due effetti. Da un lato favorirebbero il passaggio della sovranità dai singoli Stati nazionali alle istituzioni sovranazionali come l’Unione Europea, che a sua volta userebbe l’ambiente per piegare le resistenze identitarie dell’Europa dell’est (si ricordi a questo proposito lo strettissimo legame di FdI con l’Ungheria di Orban). Dall’altro, tali misure sarebbero funzionali a un capitalismo green a vantaggio delle multinazionali, consegnando loro un’arma in più contro le piccole aziende. Il fantasma di un qualche grande complotto continua a perseguitare la destra nelle sue varie declinazioni, si potrebbe osservare incidentalmente a tale proposito. Al di là di ciò, Giubilei accusa l’ecologismo di Friday for Future, per esempio, di esprimere una mentalità radicale, dogmatica, che sfrutta visioni catastrofiche per imporsi, di fatto rafforzando il capitalismo globale. [fine prima parte]
Varden
Appunti critici sulle prospettive ecologiche dell’attuale destra (di governo) – seconda parte